FUORI REPERTORIO
Laurel & Hardy vanno in paradiso
Una produzione di Fondazione Aida
con Lorenzo Bassotto e Roberto Macchi
musiche di Tin Hat Trio / Patrick Girard
immagini di Pietro Peruz
light design di Alberto Costantini
tecnico audio-luci Matteo Pozzobon
regia di Lorenzo Bassotto
Lo spettacolo: questo testo giovanile di Paul Auster immagina una coppia di personaggi proiettata in un aldilà indefinito, inferno o paradiso, un luogo assurdo in cui né memoria né coscienza possono esistere. Laurel e Hardy – lui e l’altro, perché in fondo poco importano i nomi – sono catapultati in uno spazio-tempo senza significato, con il pesante compito di costruire un muro secondo precise istruzioni imposte non si sa da chi. Sono soli, stranieri in un mondo che non conoscono, con la sola compagnia della loro eterna missione, che si innalza pietra dopo pietra. Un compito assurdo, come il mondo che ci circonda, un cammino alla ricerca della “verità dell’assurdo” da trovare forse nello humour. Forse è proprio questa la chiave di lettura del testo e dello spettacolo: partendo da una situazione beckettiana Auster costruisce una situazione tragicomica. I due personaggi di Vladimiro e Estragone di “Aspettando Godot” si fondono con Stanlio e Ollio: ne escono due nuovi personaggi comici (per lo spettatore) come lo erano le due star del cinema muto, ma portatori di un messaggio profondo come i personaggi beckettiani.
Alla fine, abbiamo sulla scena due persone normali, come tutti noi spettatori, con una dignità propria ma anche pieni difetti, che sanno o credono di dover vivere ma non capiscono ancora perché, e tra una pausa e l’altra cercano di svelare il mistero della loro vita.
L’autore: Paul Auster nasce il 3 febbraio 1947 a Newark nel New Jersey, da una famiglia benestante - il padre Samuel possiede alcuni palazzi. Il suo ultimo anno di liceo è anche quello in cui la famiglia si smembra. Non partecipa alla consegna dei diplomi e per due mesi e mezzo vive a Parigi, in Italia, in Spagna ed in Irlanda, in cui si reca solo per “ragioni che c’entravano unicamente con James Joyce”. Si laurea nel 1969 alla Columbia University e parte a bordo di una petroliera, arricchendosi di storie per un anno. Vive (tra il 1971 e il 1974) in Francia. La sua carriera di scrittore inizia nel 1979 con “L’invenzione della solitudine” (romanzo autobiografico generato dalla morte del padre e incentrato sul rapporto problematico che ha sempre vissuto con questi), ma è solo nel 1985 che arriva la consacrazione a livello internazionale con la “Trilogia di New York”. Da questo momento Paul Auster diviene uno scrittore di culto e dalle poliedriche attività: scrive per il cinema (“Smoke” e “Blue in the Face”) e diviene regista (“Lulù on the Bridge”).
Lorenzo Bassotto
www.fondazioneaida.it